Un “4-days trip” alla scoperta dei nostri vicini

15 novembre 2016

 

E dopo un lungo silenzio stampa, eccomi qui. Seduta sul mio divano. Stanca ma felice, appena rientrata da un bel viaggio “4-days trip”. Qualche giorno fa, tra amici, abbiamo deciso di noleggiare una macchina e partire. Ogni notte in un posto diverso, ogni giorno almeno due località diverse: Lelystad, Giethoorn, isola di Texel, Mare del Nord, Delft, Bruxelles, Gent e per finire Bruges. Ah, non dimentichiamoci l’ora fermi nel traffico ad Anversa, direi che vale la pena aggiungerla alla lista. E pure il traghetto per raggiungere l’isola: salirci è come entrare in un mondo a sé stante, tutto nuovo, con ristorante all’interno, gente che mangia, lavora, dorme. Il tutto per 15 minuti di viaggio, forse meno.

Traghetto
Prima di tutto: mi sono resa conto di non aver mai parlato del lavoro. Mi hanno anche fatto notare che qualcuno potrebbe insospettirsi e credere che in realtà io mi sia inventata tutta la storia del tirocinio. Vorrei quindi tranquillizzarvi avvisandovi che si, al lavoro ci vado ogni giorno. Dal lunedì al venerdì, tempo pieno. Tutto molto bello ed interessante, sto imparando un sacco di cose e la mia mente è stimolata ogni giorno sempre di più. Ma – a dirla tutta – non imparo solo stando in ufficio. Questo weekend – per esempio – i miei boss erano in vacanza con me, e non perdevano occasione di farmi apprendere: ogni vetrina allestita male, ogni menu mal comprensibile, ogni pubblicità alimentavano interessanti discussioni. Quindi guai a chi pensa male: sto lavorando, eccome. Inoltre, questi sono stati giorni pieni di scoperte e considerazioni cross-culturali e personali. Non da scrivere nella valutazione del tirocinio, ma comunque valide.

Belgio = qualcosa a metà tra carne e pesce

Lingua: francese e fiammingo (olandese). E in questo istante – grazie a Wikipedia – scopro che anche il tedesco è lingua ufficiale del Belgio.

Architettura: in alcuni posti simile a quella francese, in altri olandese, in altri ancora mescolata a quella tedesca.

Orari: ci è bastata una frase – pronunciata alle 20:15 di domenica sera – per decidere che gli orari in Belgio vogliono seguire le orme olandesi. Testuali parole: “I am sorry, we don’t serve food anymore”. 20:15, non dico altro.

Cibo: non ne ho la più pallida idea, in quattro giorni l’unica cosa buona che sono riuscita a mangiare è stata la colazione della prima notte. Quindi ancora in suolo olandese. Uova e bacon di una bontà incredibile. Tanto di quello che ho mangiato in Belgio mi ha riportato indietro nel tempo, a quando vivevo in Francia: tanto formaggio, tanto burro, tanto pesante. Tanto colesterolo. Tanto grasso. Mi ha dato molta speranza: magari questa volta riesco a tornare ingrassata solo di 5 kg, salutando i cari vecchi 10 kg che mi avevano accompagnata a casa cinque anni fa!

Meteo: il grigiore nel cielo ricordava in tutto e per tutto il tempo olandese. Finché non siamo rientrati ad Amsterdam: pioggia e soprattutto vento, assai difficili da descrivere. Effettivamente, se mancano quelli non potrai mai essere come l’Olanda.

Pascalino

Gli stereotipi esistono per qualche motivo: Olanda e Belgio sono due mondi diversi

Olanda: eravamo fermi da parecchio in autostrada per un incidente, la coda è ripartita e noi, distratti, non ce ne siamo accorti e siamo rimasti fermi. Le macchine dietro hanno aspettato, poi ci hanno superati e sono andati via tranquilli.

Belgio: ogni motivo è buono per suonare il clacson, Italia alla riscossa.

Olanda: bancomat. Bancomat per qualsiasi cosa. L’altro giorno dovevamo pagare 1,60 € in un negozio. Moneta dimenticata, momento “grr”. Subito svanito al pensiero che qui 1,60 € puoi pagarlo allegramente e tranquillamente con il bancomat.

Belgio: 50 € – o giù di lì – di colazione in un brunch/lunch-bar pagabili solo in contanti.

Olanda: e conti sempre pagabili separatamente persona per persona.

Belgio: no. La risposta che ti senti ricevere è sempre quella. Sempre molto monotona e – ormai – scontata.

Un tuffo nella bassa Europa

Una delle cose più divertenti è stata quella di vedere come, appena superato il confine, le persone si comportano in maniera completamente diversa. Ormai ero talmente immersa nella vita olandese che non mi rendevo più conto di quanto fossero civili e quieti: ti fermi in mezzo alla strada e non ti suonano (tranne ad Amsterdam centro, ovviamente), salutano sempre quando entri in qualche luogo pubblico (la gentilezza di certi autisti dell’autobus mi lascia senza parole), e tanto altro insomma.

Arrivati in Belgio: strade fatte malissimo, gente che guida come in una giungla, bariste scontrosissime.

E poi, serata a ballare in un locale. Dove ho potuto eseguire uno studio molto accurato delle persone e dell’ambiente. L’entrata – ovviamente – da pagare in contanti. Coda al guardaroba dove non si capiva nulla: gente ammassata, gente che faceva il salto agli ostacoli pur di superare, monete lanciate da una parte all’altra. In fondo, era una sorta di spettacolo. Entriamo finalmente nel locale: gente ammassata come sardine e che sembrava divertita nonostante la musica rimanesse uguale per ore – e vabbè personalmente non mi piaceva neanche ma questi sono gusti. Varie persone – dj compreso – che fumavano all’interno. Bagni (a pagamento) dove una povera signora bassina e magrolina doveva bloccare di forza tutti quelli che spingevano, tentavano di superare o volevano entrare senza pagare.

Discoteca

 

Le considerazioni personali nominate prima?

Tante e varie. La più interessante? Non so più parlare bene nemmeno una lingua, italiano compreso. Parlavo ai miei compagni di viaggio e, ogni tanto, nelle frasi italiane inserivo parole ed espressioni inglesi senza accorgermene. Ma la parte più bella è stata quando, in un bar a Bruxelles, sono andata io ad ordinare – poiché teoricamente dovrei saper parlare francese. Torno al tavolo ripensando alla frase che ho detto:

“Est-ce que on peut avoir cinq bières (francese) and some fries, please (inglese)? Dank je wel (olandese)!”

 

PS: in alto a destra ci sono alcune foto del mio profilo Flickr, basta entrare da lì per vederle tutte.

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